Le allergie stagionali e il coronavirus hanno sintomi molto simili, scopriamo le differenze e le  nuove scoperte

Il 21 marzo è iniziata la primavera che come ogni anno ci costringe a fare i conti con le allergie stagionali. 

In questi 2 anni la presenza del Covid ha complicato un po’ la situazione, dal momento che le similitudini dei sintomi possono causare dubbi e allarmismi.

Cerchiamo quindi di capire meglio quali sono i sintomi dell’allergia primaverile comuni a quelli dell’infezione da Sars-Cov-2, in particolare quali sono i sintomi a cui occorre prestare attenzione e quelli che invece non sono motivo di preoccupazione.

I sintomi comuni sono la congiuntivite, la tosse, il raffreddore e difficoltà a respirare.

Per quanto riguarda i sintomi dell’allergia ai pollini, bisogna precisare che il raffreddore da allergia è di tipo acquoso (naso che cola abbondantemente), sintomo molto raro nell’infezione da Covid, mentre quello della rinite allergica si caratterizza per la presenza di starnuti a raffica. 

Altri sintomi tipici dell’allergia primaverile sono: prurito agli occhi e lacrimazione profusa che, al contrario, non si manifestano nell’infezione da Sars-Cov-2.

Il vero campanello d’allarme a cui occorre prestare attenzione è la febbre, segnale di una possibile infezione da coronavirus, ma inesistente nelle forme allergiche.

Quindi, in presenza di febbre, è sempre opportuno contattare il medico di base e farsi dare indicazioni su cosa fare, specialmente se si teme di essere entrati in contatto con il virus Sars Cov-2. 

Per il 10% – 20% di popolazione che soffre di allergie stagionali, arriva però una bella notizia: da uno studio condotto dall’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e Assosalute, risulterebbe che i soggetti allergici “…si sono dimostrati essere meno sensibili all’infezione da SarsCov2…”.

Questo perché ”…il meccanismo immunologico che determina l’allergia ha un effetto di diminuzione dei recettori per il coronavirus sulle cellule delle mucose respiratorie”.

È molto importante ricordare che “…ciò però non implica una conseguente esenzione dall’uso della mascherina e altre misure di protezione dal virus per chi soffre di allergia.” 

La mascherina chirurgica, inoltre, può diminuire l’inalazione di pollini con la conseguente diminuzione dei sintomi allergici  (i pollini sono più “grossi” dei virus).

Le persone che soffrono di allergia primaverile si pongono una questione molto importante, ovvero se l’allergia respiratoria rappresenti un fattore di rischio per contrarre il COVID-19 in forme più severe o con delle complicazioni. 

In base alle conoscenze attuali, non sembra esserci un nesso di questo tipo. 

In altre parole, il  Coronavirus non “cerca” un allergico ma l’allergico, con i suoi sintomi (starnutire, tossire, ecc…) potrebbe aumentarne la sua diffusione. 

Infine, cerchiamo di dare una risposta alla domanda che le persone che soffrono di allergia si stanno ponendo con l’inizio della campagna vaccinale: soggetti allergici e vaccini, si o no?

 Il professor Enrico Heffler, allergologo in Humanitas e docente presso l’Humanitas University, ha spiegato che le allergie alle sostanze inalanti, come i pollini, gli acari della polvere o le muffe, le allergie alimentari e le allergie da contatto, non rappresentano un fattore di rischio per il vaccino.

Condividi l'evento