QUALI SONO I SINTOMI E LE CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE

Chi contrae il nuovo Coronavirus deve fare i conti con una serie di sintomi che si manifestano in forma severa e debilitante: tosse, febbre, mialgia, dolore alle articolazioni, dispnea, stanchezza, disturbi gastrointestinali, disfunzioni nella capacità di percepire gli odori e il gusto. Ma quello che diversi studi hanno scoperto, è che alcuni di questi sintomi permangono anche dopo settimane o mesi che il paziente viene considerato guarito, tanto che si è iniziato a parlare di una “sindrome post-Covid-19”, comune a pazienti di qualunque età.

A riguardo è stato condotto uno studio  dai geriatri del Policlinico Gemelli e dell’Università Cattolica di Roma in cui hanno rilevato in pazienti con età media di 56,5 anni, come a due mesi dalla diagnosi di Coronavirus la maggioranza dei pazienti (87%) accusava almeno un sintomo tra quelli manifestati durante la malattia e solamente un paziente su 10 riferiva di non avere più nessuno dei disturbi iniziali. I sintomi più ricorrenti della “sindrome post-Covid-19” che sono stati segnalati sono: stanchezza (53,1%), dispnea (43,4%), dolore alle articolazioni (27,3%) e dolore toracico (21,7%), oltre a disturbi dell’appetito, del sonno e perdita di massa muscolare. La stanchezza in alcuni casi si è manifestata in forma cronica e altamente invalidante, tanto che alcuni partecipanti allo studio hanno riferito di avere difficoltà a percorrere anche un solo piano di scale o ad alzarsi semplicemente dal letto. Altri intervistati hanno riportato di fare fatica a respirare, dal momento che i muscoli coinvolti durante la respirazione non hanno la forza necessaria per svolgere il loro compito.

Sostanzialmente i sintomi che possono perdurare nel tempo possono riguardare il cervello, il cuore, i polmoni, cuore  e intestino.

Per quanto riguarda gli effetti che può causare al cuore, si è visto come l’infezione da Covid è stata collegata alla miocardite, una condizione che comporta un’infiammazione che indebolisce il cuore e crea tessuto cicatriziale, ostacolando la corretta circolazione del sangue ossigenato. I pazienti che hanno subito danni al cuore dal COViD-19 potrebbero essere più a rischio di eventi acuti come infarti e ictus, e dovrebbero pertanto limitare fumo e alcol in via preventiva.

Anche per l’apparato gastrointestinale si è notato, come dopo la guarigione, alcuni pazienti continuano ad avere disturbi gastrointestinali sviluppando una specie di intestino irritabile, problematica non presente prima del Covid.

Non solo, il Covid può intaccare anche la sfera cognitiva, portando a quella che diversi scienziati chiamano “nebbia cognitiva”. Si tratta di una situazione in cui i sintomi prevalenti sono: perdita di memoria (di solito a breve termine), confusione, difficoltà di concentrazione. Sintomi che compromettono la capacità di lavorare normalmente. Sono colpite anche persone che si sono ammalate solo leggermente e non avevano precedenti patologie e si tratta di individui molto giovani. Su questo, si continuano ad effettuare studi per verificarne l’incidenza.

Infine, ci sono le compromissioni polmonari e nei casi molto gravi di Covid si sono verificate sindromi da distress respiratorio acuto (ARDS).

Ad oggi non è comunque possibile sbilanciarsi su quanto tempo dureranno, per esempio, i cambiamenti cognitivi nei pazienti con Covid-19, né se avranno un effetto duraturo sulla funzione cerebrale. Tutto questo ci dice che la COViD-19 è una malattia multiorgano che può avere effetti duraturi su molti sistemi del corpo umano. La buona notizia è che ci si aspetta che questi danni guariscano, con il tempo, nella maggior parte dei pazienti.

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