QUALI SONO LE DIVERSE RAGIONI CHE HANNO AIUTATO LA RICERCA
In generale, per sviluppare un vaccino ci vogliono diversi anni, ma la pandemia che ci ha colpiti è un evento mondiale e straordinario, che ha portato la scienza ad accelerare i tempi per sviluppare un vaccino che potesse mettere “fine” a questa pandemia. Ma, a questa ragione ce ne sono altre che spiegano come mai, rispetto ad altri vaccini, quello anti-covid sia arrivato in un anno.
- SI PENSAVA GIA’ ALL’ARRIVO DI UNA POSSIBILE PANDEMIA
La consapevolezza di una possibile pandemia era già da tempo diffusa a livello globale, e governi, istituzioni e organizzazioni non profit stavano raccogliendo risorse per farvi fronte. Questo non ha impedito alla pandemia di investirci come una valanga, ma per lo meno ha fornito le risorse economiche per la ricerca. Inoltre grandi gruppi di ricerca universitaria come Moderna, BioNTech o l’Università di Oxford sono impegnati da anni nello sviluppo di sistemi che permettano di sviluppare vaccini in tempi molto rapidi, a partire dal codice genetico di agenti infettivi o di altre alterazioni cellulari, come rare malattie genetiche o tumori.
2. LA CINA HA IDENTIFICATO SUBITO IL NUOVO PATOGENO
Sono stati i ricercatori cinesi ad aver individuato un nuovo tipo di coronavirus nel SARS-CoV-2 e diffuso la sequenza genica del suo RNA. Questa scoperta e condivisione operata a gennaio 2020 da Yong-Zhen Zhang, virologo della Fudan University di Shanghai, ha aperto la strada alla ricerca di vaccini. E il fatto che sulle piattaforme di ricerca preesistenti fosse sufficiente aggiungere la sequenza genetica che i virus usano per riprodursi (in pratica una semplice serie di “lettere”) e non un campione di virus vivo, ha permesso di sviluppare e produrre un vaccino in tempi record.
3. SONO ARRIVATI GRANDI FINANZIAMENTI
Anche in questo caso, ci vogliono diversi anni per raccogliere fondi necessari allo sviluppo di un vaccino. Le gravissime conseguenze sanitarie ed economiche della pandemia di Covid-19 hanno reso evidente la necessità di far fronte all’emergenza in modo comune e immediato.
4. SCRITTURA DEI TRIAL CLINICI
Ricercatori di tutto il mondo hanno concentrato i loro studi sul coronavirus, dedicando alla ricerca di cause, effetti e possibili rimedi ogni ora di tempo del giorno e della notte. Tutto ciò che riguardava la pandemia si è mosso su una sorta di corsia preferenziale che ha permesso di scrivere i protocolli delle sperimentazioni dei vaccini in tempi molto rapidi, senza rimetterci in accuratezza. Gruppi di ricerca di ogni Paese hanno collaborato per arrivare in fretta ai risultati che oggi vediamo.
5. SONO INIZIATI SUBITO I TRIAL FARMACOLOGICI
Infatti già in primavera 2020, mentre si conducevano i test della fase 1 sulla sicurezza dei preparati si sono individuati i siti per condurre i test di fase 2-3, che hanno attestato la loro efficacia nel prevenire la malattia.
6. I DATI VENGONO RACCOLTI E ANALIZZATI DIVERSAMENTE
Precedentemente, nella ricerca farmacologica, i dati venivano raccolti esclusivamente tramite cartelle cliniche. In questa situazione, invece, ci si è affidati alla raccolta compiuta interamente in modo elettronico, attraverso tablet e computer e questo ha permesso di minimizzare gli errori e di analizzare e condividere le informazioni molto rapidamente, a mano a mano che venivano raccolte.
7. CI SONO STATI VOLONTARI
Sono stati numerosi i soggetti che si sono offerti volontari per le sperimentazioni.
8. IL PROCESSO DI APPROVAZIONE È STATO CONTINUO E COSTANTE NEL TEMPO
Le autorità che si occupano della regolamentazione dei vaccini, come la FDA per gli Stati Uniti e l’EMA per l’Europa, hanno analizzato i dati sulle sperimentazione a mano a mano che arrivavano, in un processo di revisione continua, che permette tempi più snelli senza rinunciare al rigore di analisi.
9. NON SONO MANCATI I CONTAGI
Se i trial hanno portato a rapidi risultati lo “dobbiamo”, in un certo senso, anche all’andamento della pandemia. Per capire se un vaccino è efficace occorre infatti che si verifichino dei casi di contagio nel gruppo di controllo, quello che ha ricevuto un placebo. Infatti la seconda ondata, quella più pesante e che ha inciso di più sulle vite umane, ha accelerato i risultati dei test farmacologici perchè c’è stato modo di testare i vaccini laddove il rischio contagio era elevato.